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IPNOSI AUTOGESTITA
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IPNOSI AUTOGESTITA
Il prof. Granone, esponente principale della Scuola di Ipnosi di Torino, definiva ipnosi un “monoideismo plastico” Cosa vuol dire? La nostra mente divide le proprie energie mentali fondamentalmente in tre vie:
CRITICA: è il processo attraverso il quale la mente analitica valuta pro e contro di ogni nostro pensiero ed azione, classificandolo come pericoloso per sé, potenzialmente pericoloso, o non pericoloso (es: la sedia su cui vorrei sedermi è stabile? Potrà sopportare il mio peso? È adatta ai miei desiderata?)
LOGICA: l’insieme di azioni semplici che causano i cosiddetti fenomeni (es: prendo la sedia, l’allontano dal tavolo e mi siedo)
CREAZIONE DI IMMAGINI: l’immaginazione; il meccanismo con cui la mia mente si astrae dalla realtà e vaga a suo piacimento.
Con la trance ipnotica convergiamo tutte le nostre energie in quest’ultima azione. Tale meccanismo noi già lo conosciamo: l’ipnosi spontanea è un evento che si realizza approssimativamente ogni 90 minuti senza che necessiti di un’azione volontaria da parte nostra. La sua è una necessità che ha la nostra mente per “riposarsi”. Esempi? Quanti ne vogliamo: Il bambino che guarda un film o gioca alla playstation; è a tal punto immerso, che la sua attenzione sembra trascurare quello che la mamma gli dice o bisogni di bere o mangiare o più ancora la sensazione del tempo che passa ( il tempo è volato) Il leggere un buon libro: ci sentiamo trasportati dal racconto e viviamo quasi in prima persona i sentimenti del protagonista e ci sembra di vedere realmente quello che l’autore descrive Il relatore di una lezione o di una conferenza non ha appeal e non riesce a magnetizzare l’auditorio? Ci si chiudono gli occhi La mamma è in terra a soccorrere il figlioletto caduto dalla bicicletta e che si è ferito con dei vetri. Solo dopo aver prestato tutte le cure necessarie, si rende conto che anche lei si è ferita il ginocchio Siamo in auto tornando a casa dopo il lavoro? All’arrivo ci siamo “persi un pezzo di strada”. Quest’ultimo esempio serve innanzitutto a sfatare la prima leggenda metropolitana: ipnosi non vuol dire dormire o perdita dell’attenzione.
Da questi esempi di ipnosi spontanea ci rendiamo conto che il processo ipnotico non consiste nel perdere la nostra volontà; lo stato di coscienza ipnotica è alterato in quanto tutte le nostre energie sono concentrate su un solo punto: da qui la definizione di monoideismo; plastico in quanto crea un’immagine. L’ipnologo è un professionista laureato in Medicina o uno Psicologo che ha frequentato un master in ipnosi ed ha superato l’esame finale, abilitato ad accompagnare il paziente ad entrare in stato di ipnosi. Ci sono anche altre forme di ipnosi che sono quelle di spettacolo, praticate dall’ipnotista ( non necessariamente medico) che pratica l’ipnosi a scopo teatrale. Ciò che interessa noi è il lavoro dell’ipnologo e non dell’ipnotista.
COSA SUCCEDE DURANTE L’INDUZIONE IPNOTICA?
Il paziente, seduto su una comoda poltrona o sdraiato su un lettino viene condotto dall’ipnologo sino alla trance ipnotica. Tale cammino ha tempi differenti in base a paziente a paziente e può anche essere raggiunto in 2 o 3 minuti. In questa condizione il paziente è vigile, segue le parole dell’ipnologo, risponde a tono,e, se decide di uscire dalla trance per sua scelta, lo fa con la stessa facilità con cui è entrato. Il più delle volte, invece, la sensazione ricevuta da questa condizione, induce il paziente a voler continuare tale condizione e talvolta decide di uscire dalla trance quando viene stimolato ad uscire, quasi solo perché sa che potrà rientrarvi quando vuole e come vuole, sia con che senza la presenza dell’ipnologo. Questa pratica è chiamata ipnosi autogestita. Durante la prima induzione, che è indispensabile che sia eseguita dall’ipnologo, viene praticato il cosiddetto “ancoraggio”. “Carneade: chi è costui?” L’ancora è uno stimolo sensoriale che avviene attraverso uno dei canali sensitivi, il visivo, l’acustico, il tattile o a volte anche attraverso un odore o un gusto. Quante volte abbiamo visto una persona anziana commuoversi al sentire una canzone o rivedere un luogo a lui caro del passato? Tutto ciò non è altri che un’ancora, un segnalibro che lo riporta a rivivere un’esperienza, bella o brutta che sia, legata a fatti accaduti o vissuti in passato. Durante la prima seduta o nelle successive, oltre ad eseguire un ancoraggio, l'ipnologo istruisce il paziente su cosa riuscire e come ottenere ciò che si sono prefissi ( in altre parole tiene fede al contratto che medico-paziente hanno concordato). Dopo questo, il paziente “riemerge” abbandonando lo stato ipnotico per riacquisire lo stato “analitico” ovverosia lo stato che aveva prima dell'induzione. Con questo “potere” tra le mani il paziente potrà rientrare nella trance ipnotica tutte le volte che vorrà e solo se lo vorrà, a patto che questo non possa esporlo a qualsivoglia pericolo. Se infatti mentre si guida si prova ad entrare in trance e dormire, la nostra critica ci impedirà di raggiungerla, tanto per fare un esempio. L'entrare più volte nel tempo in trance permetterà al paziente di ottenere la graduale abilità di raggiungere ciò che si prefigge: entrare in sonno fisiologico in pochi secondi, concentrarsi nello studio per preparare un esame, sgombrare la mente da sollecitazioni ambientali per tirare un rigore o effetuare un colpo da golf, solo per fare alcuni esempi. Bada bene: non esiste un ancoraggio per dormire ed uno per battere un rigore, anche se il risultato è totalmente differente. Sarà sufficiente sottoporsi ad una seduta con l'ipnologo per essere istruito su come ottenere un fenomeno e poi questo entrerà nel proprio bagaglio di esperienze. Tra gli effetti che l'ipnosi può ottenere è ad esempio il potenziamento delle proprie energie immunitarie: in 2 o tre sedute possono risolversi verruche ostinate o herpes labiale. Ciò che invece il medico non può fare, ma lo deve fare lo psicologo o lo psichiatra è affrontare psicosi o soppressione di sintomi legati a malattie psicosomatiche. Il medico può però dimunuire un sintomo (dolore, desiderio di fumare,etc.) ma non azzerarlo: la soppressione di un sintomo senza trattare la causa che lo produce, causa la comparsa di un nuovo sintomo, il più delle volte peggiore del primo.
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