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Trattamento delle ulcere da decubito e vascolari
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RUOLO DEL CHIRURGO PLASTICO NEL TRATTA-MENTO DELLE PIAGHE DA DECUBITO O DELLE ULCERE VASCOLARI DEGLI ARTI INFERIORI
Le piaghe da decubito sono ulcerazioni della cute, che si presentano solitamente in persone costrette a letto per periodi prolungati, specie se debilitate da interventi chirurgici, da malattie, o paraplegici. Nel paraplegico, situazione in continuo aumento come incidenza, dovuta al miglioramento delle terapie di sopravvivenza specie dopo incidenti della strada e del lavoro, i decubiti occorrono in età anche giovanissima, e quindi la qualità della guarigione deve essere particolarmente duratura nel tempo, proprio per il fatto che la pretesa di vita è molto lunga e quindi il problema potrebbe ripresentarsi più volte. Queste ulcerazioni si verificano a causa della pressione esercitata di solito da una salienza ossea (come la cresta del sacro, o quella trocanterica del femore) a contatto con una superficie che oppone una certa resistenza, come può essere un materasso. La struttura che si trova compresa tra queste due, ovverosia la cute ed il tessuto sottocutaneo, viene a ricevere un ridotto apporto di sangue, e per conseguenza “muore”, con conseguente formazione di un’escara (crosta di tessuto devitalizzato). I sistemi di guarigione “convenzionali” si protraggono a lungo nel tempo, e ritardano l’attuazione di tutti i ricorsi medici e fisioterapici che dovrebbero essere invece iniziare il prima possibile. La persistenza di ferite, a volte anche di discreta estensione, costituiscono poi un “rubinetto” da cui si perdono sostanze indispensabili all’organismo, quali acqua e proteine. Alla risoluzione di queste patologie vengono in aiuto tecniche di chirurgia plastica, i cui obiettivi sono:
- accelerare i tempi di guarigione - garantire una copertura cutanea di buona qualità - minimizzare le sequele della “ area donatrice” - ottenere il tutto in un solo tempo chirurgico
Vediamo alcune tecniche applicate alle varie patologie:
TRATTAMENTO DELLA PIAGHE DA DECUBITO
Il primo tempo consiste nella cosiddetta “escarectomia”, ovverosia l’asportazione chirurgica del tessuto devitalizzato; ad esso segue la preparazione rapida dell’ulcera, e quindi la chiusura chirurgica della ferita. A tale riguardo le tecniche risultano molto più complesse quando il paziente è paraplegico, proprio perché il risultato deve essere di qualità e di durata maggiore. L’abbreviazione dei tempi di guarigione rende più precoce ed efficace qualsiasi trattamento di mobilizzazione e di riabilitazione motoria, altrimenti rimandata a quando le ulcere sono guarite.
TRATTAMENTO DELLE ULCERE VASCOLARI DEGLI ARTI INFERIORI
Molto importante la differenza se si tratta di ulcere causate da “vasculopatie periferiche”, come ad esempio quelle causate dal diabete, e quelle di natura venosa. Il corretto studio emodinamico e doppler del paziente, fornirà al chirurgo plastico l’indicazione più corretta, caso per caso. Le tecniche associate per la preparazione ad eventuali interventi chirurgici sono quelle convenzionali, e gli interventi il più delle volte interessano solo i tessuti cutanei, oppure, in taluni casi, anche quelli più profondi. Ci sono situazioni in cui l’ulcera vascolare è dovuta a patologia venosa, e si tratta delle cosiddette “ulcere ipertensive”. Tali patologie riconoscono la loro causa in un ostacolato ritorno del sangue, appunto a causa di patologia varicosa degli arti inferiori. La loro localizzazione più frequente è la faccia interna della caviglia, e normalmente tali ulcere hanno sul fondo una grossa vena perforante, ovverosia proveniente dal circolo profondo. I principi basici del loro trattamento saranno quindi, non solo di ricostruire il piano cutaneo, ma anche quello di interrompere il flusso anomalo di sangue venoso, che causa, e creerebbe i presupposti di recidiva dell’ulcera venosa stessa.
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